martedì 6 aprile 2021

DEL BALLETTO NEGLI SHOUJO MANGA E KYOKO ARIYOSHI

Nato a Tokyo nel 1924, Kenji Usui è stato scoperto ai tempi della scuola, all'età di 16 anni debutta come ballerino. Al rientro in Giappone dalla guerra, dopo quattro anni di detenzione in Siberia, torna alla Yusaku Azuma Ballet Company e continua a studiare danza con Vitaly Ounces e Aleksei Varlamov, ampliando il suo registro nel balletto classico e originale sul palcoscenico e in televisione. Nel 1957 fonda la sua compagnia ed è lui stesso sul palco come ballerino in Cina con il Matsuyama Ballet. E’ stato membro della giuria in molte competizioni internazionali di balletto nelle più grandi competizioni di balletto del mondo: Mosca, Varna e Jackson ed è anche conosciuto come uno storico della danza che ha scritto e tradotto parecchi libri. Grazie a lui, oggi si deve una delle più grandi collezioni private al mondo, che ammonta a ben 6.500 articoli, ancora in espansione, estremamente preziosa nella storia del balletto, iniziata negli anni '30 e che arriva ai giorni nostri. Tante le sue illustrazioni del XVIII secolo che sono le prime apparse nelle riviste shoujo nell’era Taisho (lug 1912 – dic 1926), i pannelli riproducono le pose delle Opere più famose, ma il boom del balletto del dopoguerra è quasi parallelo al boom dello shoujo manga.

 

 

Le prime mangaka a far ballare sulle punte le protagoniste nelle proprie storie sono Maki Miyako in Maki no Kuchibue storia del 1960, dove tra lacrime, perseveranza e tanto sudore nelle sue 700 pagine, la protagonista Maki accompagnata dalla madre, sogna di essere ovviamente una grande ballerina.



Pare che la Takara, nota casa produttrice giapponese di giocattoli (Bayblade) nel 1967 su ispirazione della stessa protagonista creò la bambola Licca-chan (il nome intero è Licca Kayama) ottenendo un successo in Giappone paragonabile a quello ottenuto dalla bambola Barbie negli Stati Uniti (al 2007 oltre 53 milioni di bambole vendute).

Futari no Erika di Kitajima Yôko del 1967 vede Erika e sua sorella gemella Sayuri antagoniste (un cliché abusato nello shoujo in quegli anni è lo scontro tra sorelle e l’emulazione madre-figlia). Erika cresce con il padre e la nonna e Sayuri con la madre, entrambe due giovani promettenti ballerine che si sforzano per migliorare. Nessun sconto anche qui: Erika patisce le continue angherie ​​di una perfida compagna di ballo invidiosa, Sayuri ha una grande amicizia con il suo insegnante di danza, un ragazzo che assomiglia molto a George Chakiris (ballerino e attore statunitense, vincitore del Premio Oscar 1962 nella categoria "Migliore attore non protagonista" per la sua interpretazione nel cult-movie West Side Story) e poi c’è Kenji, innamorato di Erika, ma forse non è lei ma Sayuri...Ben disegnato, soprattutto le tipiche scene di balletto, in definitiva una storia molto romantica degli anni sessanta, fallisce un pò nella presentazione delle scene quotidiane, non così curate, ma è il dualismo tra le due sorelle e la loro somiglianza il fulcro della storia che gioca sul dubbio dell’identità stessa anche nell’intreccio amoroso.


Ballet Hoshi di Tani Yukiko del 1969 con disegni lodevoli se contestualizzati, non è da meno, la giovane protagonista Kasumi subisce aggressioni, vive un’infinità di drammi, (pensa che sua madre fosse morta, per poi ritrovarla in seguito...), viene accecata da una pietra, insomma un compendio di sofferenze, privazioni e tragedie indicibili. 



Ma è nel 1971 che Ryoko Yamagishi pone un’attenzione maggiore sulla forma stilistica e i passi di danza da semplici manierismi diventano figure tridimensionali che acquistano spessore. Arabesque, caposaldo del genere, è la storia di una giovane aspirante ballerina dell'ex Unione Sovietica, Nonna Petrova, seconda figlia di una ballerina di modesto successo a Kiev, che durante un’esame nella sua scuola conosce la star maschile della scena del balletto sovietico, Yuri Mironov. Inutile dire che Mironov è affascinato dalla danza di Nonna, e la porta con sé a Leningrado per studiare all'accademia di danza sotto la sua tutela personale. 




Ciò che è notevole è il modo in cui la Yamagishi si esprime a livello estetico all'interno dei tipici vincoli dello shojo per produrre una storia che è quasi ossessiva, presentando un racconto visivo potente della danza. Il manga ha un prima parte in cui lo stile è acerbo, matura decisamente nella seconda, introducendo elementi drammatici da soap-opera che non precludono la riuscita dell’opera. Un titolo esemplare, oltre che uno spartiacque, che meriterebbe decisamente una pubblicazione nostrana, seppure rispetto alle sue colleghe del famoso Gruppo 24 (Moto Hagio, Keiko Takemiya le più note), la Yamagishi è misconosciuta in occidente.
Maiko no Uta del 1977 ad opera di Kimiko Uehara utilizza il pretesto di uno scambio di culla per raccontare dell’antagonismo tra Maiko e Chiyako, affidate l’una alla madre dell’altra, che sognano di interpretare il ruolo di Elena nel leggendario balletto “I fiori rossi di Elena”, anche qui non mancano amori contrastati, malattie, tragedie, tormenti, tutte parabole piene di agnizione per queste giovani sfortunate ma tenaci, e ancora lacrime e tanta perseveranza fino al sospirato lieto fine.
Presenti gli immancabili occhioni strasbriluccicanti, la Uehara ha inserito l'equitazione, il pattinaggio artistico e il balletto tra l’altro più volte, nelle sue opere.
 

Nel 1981 Hiromu Ono racconta con Lady Love l’ascesa come ballerina di una ragazza di umili origini Michelle, nel manga compare anche Rudolph Nureyev (ballerino e coreografo sovietico naturalizzato austriaco, definito da critici come Clément Crisp e Sylvie de Naussac uno tra i più grandi danzatori del XX secolo insieme a Nižinskij e Baryšnikov) come insegnante della protagonista.


Apparso durante la prima ondata manga negli anni ottanta sulle pagine del Corriere dei Piccoli, ribaltato, colorato e con i nomi modificati, purtroppo la sua pubblicazione fu discontinua e mai portata a conclusione; un sondaggio alla fine degli anni novanta, vide la possibilità di una pubblicazione sul mensile Amici della Star Comics (che allora ospitava Saint Tail, Miracle Girls, Una Ragazza alla Moda) ma gli fu preferito Creamy, peccato, sicuramente è uno dei migliori esempi nel genere, vincitore dell’8° Kodansha Manga Award nel 1984 a cui è stato dedicato un artbook e un lp.

Dancing Generation sempre del 1981 ad opera di Satoru Makimura (che firmerà diverse opere incentrate sulla danza o comunque sullo sport), qui la protagonista è Aiko, una studentessa delle superiori che accompagna la sua amica Mayumi ad un'audizione per la N.Y.D.C (New York Dancing Company). Lì incontrano Takashi Kanzaki, famoso ballerino jazz, giudici dei provini. Sfortunatamente, nessuno supera l'esame, ma Kanzaki contatta ugualmente Aiko per scritturarla per il suo nuovo progetto personale, formare un gruppo di ballo internazionale, il sogno di Aiko di diventare una ballerina professionista inizia così. Dopo 4 volumi già nel 1982, esce il sequel, NY Bird e anche un vinile dedicato al manga.

In Unicorn no Koibito ancora del 1981 di Misao Hoshiai, l'azione si svolge negli Stati Uniti e racconta la storia di Honey, semplice ragazzina di 13 anni che sogna di diventare una grande ballerina, allenata dal padre, proprio come lo era la madre. Ma quando lui muore inaspettatamente, Honey si ritrova in una scuola per ballerini sotto la guida di un'insegnante che la odia per motivi a lei ignoti. Anche qui, amori e gelosie, una storia che tutto sommato non aggiunge nulla al genere, curioso come su internet, qualcuno abbia fatto notare che diverse tavole della Hoshiai siano pressoché uguali al capolavoro Swan.




Perché di fatto è Kyoko Ariyoshi, che con Swan del 1976, raccoglie l’eredità e gli stilemi del genere ma con un virtuosismo grafico personale da vita alla storia del balletto, i suoi personaggi volteggiano, in un uno spazio fisico preciso e definito, possiedono grazia, fascino ma anche forza. Masumi Hijiri, la protagonista adolescente, è una ragazza allegra che vive a Hokkaido. Vive col padre scultore, ma la sua mente è rapita dal balletto e sogna di diventare una grande ballerina come la sua defunta madre. Ma non è facile studiare danza classica in campagna, dove gli animali di tanto in tanto corrono attraverso lo studio delle prove. Masumi ama così tanto il balletto, che un giorno viaggia fino a Tokyo per vedere la rappresentazione del Lago dei Cigni. Lo spettacolo è esaurito, ma si fa strada nel backstage, dove incontra i protagonisti Alexei Sergeiev e Maria Prisetskaya; è così emozionata che per attirare la loro attenzione, improvvisa sulle punte i passi del Cigno nero, prima che le guardie di sicurezza la spingano via. Il ballerino russo la invita a partecipare a una speciale competizione nazionale per formare un nuovo corpo di ballo, fiore all'occhiello della danza classica giapponese nel mondo. Lì incontra un gruppo di star emergenti del balletto che diventano al tempo suoi amici ma anche rivali. Kyogoku Sayoko, una ragazza elegante e leggermente più grande, prende Masumi sotto la sua ala e cerca di insegnarle come essere una ballerina migliore, Aoi e Hisho, due degli studenti maschi, che cercano di farla sentire a casa. Al termine dell'esibizione Masumi viene eliminata dalle finali e ritorna a casa sua in Hokkaidō, qui però apprende dal notiziario di essere stata inaspettatamente selezionata tra i finalisti della competizione per volontà dello stesso Alexei, che indovina un talento promettente in lei. Alexei Sergeiev diviene il suo istruttore personale e furioso all'idea che lei possa sperperare il suo talento naturale, la guida in un duro regime di allenamento, portandola sull'orlo del collasso. A complicare ulteriormente le difficoltà della protagonista interverranno il difficile e contrastato amore con Leon, osteggiato dagli spasimanti di entrambi, le gelosie delle ballerine, le difficoltà dovute al miglioramento tecnico e a sfortunati incidenti. La premessa porterebbe a pensare che Swan sia uno dei tanti shōujo stereotipati nell'universo manga, invece la capacità della Ariyoshi di elevarsi totalmente sopra la media, grazie innanzitutto ad uso corretto delle proporzioni anatomiche, alle espressioni del viso che nel balletto parlano quanto il resto del corpo, della regia che rende anche con numerose presenze un dinamismo con visioni dall’alto e corpi che riempiono la scena completamente, corpi che hanno muscoli, che sudano, che si affaticano e tendono all’inverosimile nervi e spasimi in un afflato di nota.














Ovviamente la lunga strada per il successo è costellata da fallimenti che sono sempre un preludio ad un allenamento ancora più duro, d'altronde l’espediente narrativo di insuccesso - addestramento - successo - insuccesso - addestramento - successo - ecc. è normalmente presente nei manga sportivi (spokon in gergo) e fanno parte della crescita costante del personaggio sul piano tecnico ma anche come persona con forti valori e abnegazione. Swan si concentra su questo: la storia di Masumi, una ballerina che non vuole altro che ballare con i grandi e diventare lei stessa una grande ballerina, un’etoile. Deve allenarsi, studiare e lavorare per ore e ore, sacrificando il tempo con gli amici e imparando a conoscere se stessa e i personaggi che deve interpretare sul palco. Mostra alcune delle cose più brutali che passano i ballerini, perché diventarlo è un lavoro duro e può distruggere chiunque non si impegni completamente. Masumi lotta con se stessa. Non vince sempre, cade sotto la pressione della concorrenza. La sua crescita è stimolata e aiutata da un ampio e variegato cast di personaggi complessi quanto la stessa Masumi. La cosa bella è che questi personaggi non sono usati come semplici espedienti narrativi, per essere visti una volta e mai più ma sono personaggi ricorrenti che Masumi incontra più e più volte, che crescono e cambiano se stessi. Anche se questo può diventare un pò melodrammatico, non sminuisce la storia. Si tratta di balletto, qualcosa che è spesso visto come melodrammatico. Il successo ha portato a svariati sequel fino ai giorni nostri che mostrano i protagonisti viaggiare attraverso varie compagnie europee e superare nuove sfide e mettere in scena nuovi spettacoli. Il manga originale conta 21 volumi, negli Usa qualche anno fa, l’editore CMX ha portato i primi 15 volumi, prima di fallire. Questo è un manga, che, al pari di Versailles no Bara si può definire un classico tout-court e che oltre i confini giapponesi meriterebbe una pubblicazione solo per essere preso come testo riferimento sul mondo del balletto.

Nella sua opera successiva Nijinsky Guuwa (L’allegoria di Nijinsky, 1987) il lavoro figurativo raggiunge apici di perfezione, nelle scene di ballo i protagonisti sembrano respirare tanto sembrano reali, fotografati secondo per secondo, balliamo attraverso le perifrasi che vibrano, le tavole possiedono una rara potenza espressiva.

Ma chi era Nijinsky?

Vaclav Fomič Nižinskij (Kiev, 28 dicembre 1889Londra, 8 aprile 1950) è stato un ballerino e coreografo russo di origine polacca. Considerato uno dei ballerini più dotati della storia, divenne celebre per il suo virtuosismo e per la profondità e intensità delle sue caratterizzazioni. Entrò a far parte del Balletto imperiale, dove ebbe modo di conoscere l’uomo che cambiò la sua vita, Sergei Diaghilev, il creatore dei celebri Balletti russi, lo ingaggiò nella sua compagnia e, nel 1909, lo portò con sé a Parigi. Tra i due nacque una tortuosa relazione sentimentale. L’esperienza di Nijinsky nei Balletti russi si protrasse sino al 1913. In questo lasso di tempo, attraverso le varie tournée che si susseguirono in Europa e in America, il pubblico occidentale poté ammirare l’ineguagliabile grazia del giovane ballerino, il quale, grazie al suo talento sbalorditivo, arrivò a toccare vette di venerazione eccezionali, sino ad assurgere a divinità della danza, a mito vivente.

Nel 1919, davanti duecento spettatori, il ballerino più idolatrato del mondo occidentale, invece di mettersi a danzare, fece cenno alla pianista di attendere, sedette sul palcoscenico e, con aria distante, scrutò lungamente il pubblico allibito. Una ventina di minuti più tardi si mosse, prese due strisce di velluto, formò con esse una croce sull’assito e disse: «Ora ballerò la guerra». Poi danzò con movimenti selvaggi e improvvisati, nervosamente, violentemente. Fu l'inizio della caduta nell’abisso della malattia che accompagnò Nijinsky fino alla morte.

Attraverso i suoi famosi Diari, scopriamo l’uomo che toccò il cielo con un dito e poi abbandonarsi con grande candore al fragile equilibrio psichico. Un elemento fondamentale è il dialogo con una seconda parte della sua personalità che viene designata come "Dio", egli sottolinea la sua dipendenza da questa entità che vive dentro di lui e che ha il potere di decidere ogni sua mossa. 

Il nome L’allegoria di Nijinsky è dunque ambizioso, ma la Ariyoshi, attinge al tormento spirituale del ballerino e le adatta creando un'analogia della vita di Nijinsky attraverso i suoi personaggi: Lucifer e Jean. Il primo, un genio del balletto, "una creatura di Dio" che, come il vero Nijinsky, cerca di ballare nella spasmodica e infinita ricerca di "unire la sua anima a Dio". Jean, è un coreografo acclamato dalla critica che sta ancora cercando "l'anima" in grado di realizzare la sua visione e le perfezione che desidera nel suo balletto. Lucifer dimostra un'innata timidezza e introversione; Jean, d'altra parte, è un genio solitario la cui visione dell’arte richiede un piano più alto di comprensione e apprezzamento dagli altri. 

Per un breve momento, sono benedetti quando trovano la loro anima gemella l'uno nell'altro ma la tragedia inizia con i crescenti sentimenti di insicurezza di Jean, i frenetici programmi delle sue produzioni di balletto, il desiderio spasmodico proiettato su Lucifer mettono in bilico un rapporto tormentato, tanto che lo stesso scappa la notte prima della performance cruciale, non presentandosi deliberatamente sul palco. E’ il suo modo per far capire a Jean che, fin dall'inizio, il suo desiderio assoluto non è quello di ballare per lui, né per il pubblico, ma solo per se stesso. Jean nonostante le riserve e la fiducia spesa verso Lucifer, che avrebbe potuto essere l’unico protagonista, inizia a pensare ad un sostituto e Lucifer ferito inizia a pensare che, la sua esistenza messa nell’ombra ormai è priva di significato ora che Jean è riuscito a trovare il suo sostituto…e il suo mondo interiore iniziò a crollare, e lentamente anche la sua sanità mentale. 

Jean preparando la sua coreografia con Lucifer, ha richiesto un’assoluta devozione e concentrazione, d'altronde Lucifer cerca nell’altro un riflesso di sé, come uno specchio dove connettersi "spiritualmente". L’ambivalenza di entrambi è il quid dall’esito incerto: aspirano alla perfezione non senza subire lo scoramento della miseria umana, i sentimenti di cui nutrono sono lo stesso limite per ambire ad una superiore bellezza. Nijinsky Guuwa è un'opera sul balletto contemporaneo, che mostra un maggior dettaglio della cinestesia rispetto a Swan: l'esposizione dei muscoli prominente, i corpi tonici realistici, quando gli stessi sono "fradici" nel loro sudore mentre le danze sono portate al culmine si avverte un profondo erotismo, in definitiva un capolavoro evidentemente piegato dal successo del suo illustre predecessore, di cui evita i classici topoi shoujo, per portare una storia più profonda e assai più reale e cruda e controversa. L’auspicio è quello che qualche editore nostrano, si accorga di questi titoli, ora che finalmente è iniziato un doveroso recupero del manga d’antan shoujo o shonen o seinen che siano, che meriti a parte e senza smentita, hanno fatto la storia del Manga.







































































le immagini di questo post sono tratte dal volume BALLET DANCER by Kyoko Ariyoshi (1986)






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