lunedì 6 settembre 2021

YUKIKO KAI · 花郁悠紀子 | mangaka

Il 12 dicembre 1980, a soli 26 anni, Yukiko Kai, giovane promessa del manga, viene a mancare a causa di un cancro allo stomaco. La straordinaria creatività di questa mangaka, si riduce quindi ad appena un lustro di pubblicazioni, tra racconti e volumi unici, capaci di reiterare la sua bravura ancora oggi in Giappone. 
La giovane Yukiko, nasce nella prefettura di Ishikawa, al liceo partecipa alla fanzine dōjinshi della futura mangaka Yasuko Sakata, si trasferisce appena diciannovenne a Tokyo, frequentando l'altrettanto giovane Salone Oizumi delle colleghe Takemiya e Hagio, della quale diventa assistente e amica. Debutta nel 1976 con "Anastasia to Otonari" (I simpatici vicini di Anastasia) sul mensile Viva Princess (oggi solo Princess).


Anastasia è una bambina di 5 anni che vive in campagna con il padre Lawrence, vedovo, insieme ad una domestica. Un giorno accanto a loro si trasferisce un misterioso duo, Ashera e Orber Kerom, persone assai misteriose e cinque gatti. Opera prima, piuttosto che il tema o la sinossi, è divertente vedere le situazioni in cui Ashera e Orber inventano per distrarre la bambina dalla solitudine e dalla mancanza di una figura materna, usando la magia per trasformare la vita noiosa di Anastasia in una rumorosa e divertente. Cinque episodi, in cui prendendo spunto da Mary Poppins, si gioca con la commedia, il fantasy, personaggi sopra le righe, apparso quando il manga shoujo stava subendo una trasformazione.

Del 1977, invece "Fenera". Questa volta, il palcoscenico è un futuro distopico in cui cinquant'anni dopo, l'ultimo avvenimento, le due dimensioni del mondo fatato e del mondo umano sono venute in contatto, attraverso spaccature dimensionali. 
Fantascienza ma anche fantasy quindi.
Anatoly Donjeprof, è uno scienzato ESP, un esiliato dal Cremlino, che viene accolto dal governo di Assington per chiudere la spaccatura dimensionale. Lì, incontra Fenera, una ragazza meticcia (Kikunarae) nata tra un umano e una fata che vuole conoscere le sue origini. Insieme scoprono che Adrian, leader dell'opposizione, dopo una lunga ibernazione, vuole usare un dispositivo spazio-dimensionale per incontrare nuovamente sua moglie, rimasta nel mondo delle fate, dopo l'ultimo tumulto.
Anatoly provando empatia per entrambi soddisfa il loro desiderio di ricongiungersi con l'altra metà, tuttavia, quando si trovano dall'altra parte, Adrian cade sotto i proiettili sparati dagli stessi umani che si erano introdotti con scopi di conquista, proprio mentre incontra l'amata moglie.
I reietti vengono trasformati i bestie dal nonno di Fenera, che, apprende finalmente la verità su i suoi genitori. 
Nella scena finale, Fenera bellissima, ritorna nell'unico posto che riconosce come casa, ritrova Anatoly, che è vagamente in piedi nel punto di contatto delle due dimensioni. 
Un lungo racconto di circa 130 pagine, in cui la mangaka riesce a delineare bene il registro fantasy, misurando il paradigma delle identità, del pregiudizio verso il diverso, assai sentito nelle pubblicazioni di quel periodo.
La coppia di Fenera e Anatoly compare in un'altra storia "Blooming on the Water", del 1978.












Un'altra antologia di storie brevi nel successivo "Yumeduri Sodate", ispirate ai fiori e i gioielli, indagano sull'animo umano, le miserie e le relazioni familiari e amorose sospese tra onirismo e suspence,  accrescendo la bravura sia nella parte disegnata che la sceneggiatura che regala dei piccoli capolavori. In "Shiki Tsuzuri", ambientato in Giappone, le storie sono ispirate al susseguirsi delle stagioni e i nomi dei personaggi dallo stesso, dell'autrice, i temi sono la morte e la sopravvivenza, il dolore di chi resta e il tempo che trascorrendo allevia o meno il dolore. leggendoli. Chi ha letto queste storie, tempo dopo la prematura scomparsa dell'autrice, ha indovinato uno strano fato che aleggia tra le pagine, che parlando di separazioni, malattia, vite perse non lascia spazio alla speranza.






Del 1978 "Karuki no Kuru Hi", altra antologia dove l'autrice sul filo di racconti misteriosi, attraverso il pretesto del registro shoujo, che si presta ad amori infelici, tormentati e incestuosi, trae ispirazione dalla mitologia greca ed indiana per raccontare nuovamente le sfumature della vita. 





L'ultima antologia di racconti è "Magnolia Sho": mentre lavorava alle sue storie, nel pieno di luglio la mangaka è stata ricoverata in ospedale, anche quando ha perso conoscenza, sembra che fosse attaccatissima al suo lavoro. Pare che soffrisse da tempo dolori allo stomaco, ironia della sorte, l'ultimo racconto a cui aveva lavorato "Ryokuin Journey" parla di un amante che ritorna nei luoghi a lui cari per concludere i suoi giorni e allo stesso tempo una storia di rinascita. 






Scorrendo pagine e pagine su internet, che parlano del lavoro di questa giovane promessa del manga, non solo si trovano lodi delle sue colleghe contemporanee, che nelle edizioni più recenti dei suoi lavori, hanno tributato con ricordi e pensieri, ma, una miriade di commenti di lettori che hanno letto in gioventù le opere della Yukiko Kai, riscoprendo a volte anche decenni più tardi su uno scaffale impolverato di una libreria remainder, un vecchio tankōbon, vista la difficile reperibilità delle stesse.Mamme adulte che sono rimaste incantate dalle illustrazioni di copertina e dal nome Yukiko, dai suoi racconti spesso senza un lieto fine, capacità peraltro non scontata quella di riuscire a concentrare in una quarantina di pagine circa emozioni, capaci attraverso il disegno, i personaggi creati e i dialoghi di resistere allo scorrere del tempo, mai gentile.
Ryoko Yamagishi, nel 1992, proprio sulla stessa rivista, Bessatsu Viva Princess, omaggia la memoria della mangaka scomparsa, con la storia "Fiore di Loto" dove Ikuo Yokota, un giovane editor di 26 anni che dopo una visita in ospedale scopre di avere un cancro terminale. Quando sente le voci di una misteriosa ragazza che cura attraverso l'acqua di una fonte miracolosa il cancro, lascia il suo lavoro e abbandona la fidanzata. Si reca quindi ad Izumifukakan, dove soggiornano una ventina di malati terminali, che vivono allegramente e si aiutano a vicenda; lì, bevuta l'acqua, i dolori scompaiono come una bugia ma la morte sul luogo di una donna in visita, fanno accorrere la polizia e i media. Oltre, il consueto dubbio distillato in ciò che fortemente vogliamo credere e la meraviglia del potere che trascende l'intelligenza umana, le sfaccettature del personaggio di Ikuo, sono pervase dall'anima della mangaka Kai, che è apparsa in sogno alla Yamagishi. Un parallelo ancora, anche se in maniera forse inconsapevole è tra un il racconto "L'usignolo" della Kai ispirato liberamente alla fiaba di Andersen e il successivo "L'ospite dall'Oriente" della stessa sorella della Kai, a sua volta mangaka, Hatsu Akiko, purtroppo in Italia ancora sconosciuta, che le ha fatto da assistente, in patria famosa per il manga "Uryuudou Yumebanashi", josei a tinte drammatiche, con elementi soprannaturali in corso dal 1991 con 18 volumi.
L'esperienza nel famoso Salone Oizumi, dove la verve creativa del nutrito gruppo di mangaka che avrebbero rivoluzionato e sdoganato il genere shoujo da ogni orpello di ovvietà di occhioni luccicanti, amori romantici e sdolcinatezze, ha avuto la sua fucina nel binomio Hagio-Takemiya che come propulsori hanno creato un terreno fertile di condivisione, scambi e quotidianità. 
Un'altra giovane meteora, prima assistente della Takemiya, poi autrice in proprio, Aiko Ito, ha raccontato in un taccuino pubblicato poi in Giappone, del viaggio insieme alla stessa Kai e Moto Hagio, Fumio Sato e Akiko Shiro per l'Europa per un mese nell'agosto 1979, (non è il viaggio raccontato dalla Takemiya nel suo libro, precedente a questo) dove sembra che la Kai passeggiasse sui tacchi sulla sabbia d'Egitto come fosse nell'antica Grecia. 
Evidentemente, nella memoria collettiva, è rimasto non solo il ricordo, non solo il talento reiterato attraverso le sue poche opere ma sopratutto la stima e l'affetto dei fan e delle sue colleghe. La stessa Takemiya, nel 2010, attraverso la mostra "Fantastic Journey" - GENGA'(DASH) EXHIBITION SERIES, ha omaggiato la collega scomparsa e Masako Watanabe, presso la Kyoto Seika University. Lo scopo del Genga Dash è di scansionare l'opera d'arte originale attraverso un software di elaborazione delle immagini, che ripulisce sporco e corregge il colore e la luminosità dell'opera originale ed eventuali danni dovuti dalla vetustà, per archiviare nel tempo e permettere l'esposizione pubblica senza rischi di una copia praticamente quasi indistinguibile dall'originale. 




Nonostante la produzione di Yukiko Kai sia stata significamente breve, non tutto il suo lavoro è stato digitalizzato e quindi fruibile in ebook, per cui le poche immagini non rendono affatto giustizia alle descrizioni che ho letto su internet e ai commenti stessi alle opere, personalmente sono rimasto affascinato dalle sue illustrazioni raccolte nel libro postumo "Dreaming Blossoms" ed è facile, tra chi si permea vicedenvolmente, trovare un'ispirazione nel tratto della Hagio e della stessa Takemiya, ma questo è solo un valore aggiunto, la Kai, brilla di luce propria e sicuramente è auspicabile augurarsi di leggere in futuro i suoi lavori che provengono da quel miticizzato Salone Oizumi che ha dato i natali ad autrici che hanno fatto la storia del manga moderno. Si racconta che il giorno del suo addio, a Kanazawa, sua città di origine, il cielo piangesse con una nevicata che imbiancò i tetti delle case.



























immagini tratte dall'artbook "Dreaming Blossoms", 1982 - Shinshokan






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